La pillola. È la scelta giusta per te?
Un dato molto realistico racconta di 100 milioni di donne che assumono la pillola, immaginate quanto denaro gira attorno a questo farmaco e comprendete quanto è difficile restare completamente obiettivi dal punto di vista scientifico senza essere pesantemente “scomunicati” dalla comunità scientifica, dalle case farmaceutiche e dalla ricerca sovvenzionata dalle stesse.
La autrici del libro (Jane Benett, esperta di fertilità naturale e Alexandra Pope, psicoterapeuta) fanno loro le più importanti fonti scientifiche indipendenti per elencare gli effetti indesiderati più pericolosi che l’assunzione della pillola anticoncezionale comporta. Attraverso la raccolta di testimonianze dirette di donne mettono in discussione i tanto declamati “vantaggi” ponendo attenzione sui poco conosciuti e spesso gravi effetti collaterali che l’uso prolungato può provocare nell’organismo femminile.
La pillola deve essere considerata un farmaco a tutti gli effetti, che capace di indurre una sorta di eterna gravidanza, poiché alla base di una profonda alterazione del metabolismo ormonale con conseguenze del tutto innaturali.
Tra gli effetti indesiderati maggiormente a rischio pillola vi sono:
Depressione, malattie cardiovascolari, cancro al seno e alla cervice dell’utero, sbalzi dell’umore, lupus, calo della libido, osteoporosi, trombosi, embolie, ischemie, infarti, infezioni vaginali, mal di testa. Per non parlare dell’effetto sedativo che la pillola ha sulla libido femminile (altro che libertà sessuale).
Anche per quanto riguarda la prevenzione delle gravidanze, le autrici del libro citano un calcolo realistico che fissa in 6 gravidanze indesiderate all’anno su 100 donne che assumono la pillola. Quindi su 100 donne che per 10 anni prendono la pillola ci sarebbero statisticamente 60 gravidanze non volute.
Oltre a queste conseguenze, sono innumerevoli quelle sul nascituro. Un giorno chi assume la pillola potrebbe decidere di smettere e avere un bambino. Ma quali effetti può avere l’assunzione prolungata della pillola sul nascituro? In primis, bisogna ricordare che la pillola può avere effetti sulla fertilità, non sono poche infatti le donne che hanno problemi a rimanere incinta dopo un uso prolungato della pillola. In effetti, la sovra-introduzione nell’organismo di questi ormoni tende a squilibrare il delicato equilibrio ormonale su cui si basa il meccanismo del concepimento. Inoltre, la pillola influisce sul metabolismo dei cibi portando ad un accumulo di grassi. Una gravidanza con queste premesse non può dirsi delle più salutari.
Gli effetti più rimarchevoli sono i ridotti livelli di acido folico (vitamina b9) e zinco. Il primo è essenziale allo sviluppo del feto: una sua assenza espone il feto ad un rischio cinque volte superiore di difetti agli arti e anomalie congenite, spina bifida e sindrome di Down. Mentre gli scarsi livelli di zinco possono causare nelle donne: smagliature, perineo rigido, travagli prolungati e ragadi ai capezzoli. Inoltre, questa carenza è stata messa in correlazione con la depressione post-partum a causa dei livelli troppo alti di rame che non si abbassano a causa della mancanza di zinco, il suo naturale equilibratore. Inoltre, i bambini nati sotto carenza di zinco sono più inquieti e piangono spesso. Lo zinco è un minerale importantissimo per lo sviluppo dei bambini per il loro sistema immunitario, per il cervello, i muscoli e le ossa. La carenza di zinco è anche correlata all’asma, ad anomalie congenite, una serie di ritardi nello sviluppo fetale e a problemi di apprendimento e di iperattività. Altri rischi sono la comparsa di allergie e di infezioni da candida.
Quindi prima di decidere di assumere questo medicinale va fatta una riflessione importante in termini di salute in generale ma ancor più importante se si pensa di avere una gravidanza in seguito. In una gravidanza post-assunzione pillola sono maggiori i rischi di aborti spontanei a causa del ridotto livello di globuli rossi e folati nei primi tre mesi di gestazione. Inoltre, poiché si riduce anche la presenza di selenio, riscontrando aumentati rischi di procreare bambini affetti da Sindrome Di Down.
I dati dello Iarc sulla pillola contraccettiva
I troppi ormoni nei farmaci sconvolgono il ciclo biologico delle donne. Sconvolgere questo delicato equilibrio si è rivelato pericoloso: aumenta il rischio che la donna si ammali di cancro. Questo è stato ribadito dallo Iarc (International agency for reserach on cancer).
L’organo istituzionale pubblica periodicamente le cosiddette “monografie”, compendi che contengono una revisione accurata della letteratura scientifica su un determinato argomento o tema. Recentemente sono state pubblicate le monografie sui contraccettivi estro-progestinici.
Le conclusioni dello Iarc devono far riflettere. In merito ai contraccettivi estro-progestinici si legge: ”Ci sono sufficienti evidenze per stabilire la carcinogenicità dei contraccettivi orali estro-progestinici. Causano cancro al seno, cancro invasivo della cervice uterina e cancro del fegato”. Inoltre, sempre la monografia afferma che: “è stata stabilita una relazione inversa tra esposizione a questi contraccettivi e cancro all’endometrio, alle ovaie e al colonretto“.
Nel Mondo oggi si stima che circa cento milioni di donne utilizzino contraccettivi ormonali, circa il 10% di tutte le donne in età feconda. I numeri mostrano come una fetta considerevole di popolazione femminile sia esposta ad un alto rischio di tumore a causa dell’assunzione di tali ormoni. Viene ravvisato un aumento nel rischio relativo di cancro al seno sia per chi utilizza i contraccettivi ormonali da più tempo sia in chi ha cominciato ad utilizzarli più recentemente. Questo effetto è stato notato soprattutto nelle donne che al momento della diagnosi avevano meno di 35 anni e che hanno iniziato a fare uso di contraccettivi ormonali in giovane età, mentre il rischio è inferiore con l’età che avanza.
Per quanto riguarda il cancro della cervice, lo Iarc scrive: “il rischio aumenta con l’aumento della durata di utilizzo dei contraccettivi orali” e “diminuisce dopo che la donna ha cessato l’assunzione”. Inoltre, l’utilizzo a lungo termine è associato anche “all’aumento del rischio di carcinoma epatocellulare in popolazioni femminili a basso rischio di epatite B”. Inoltre, un’altra conclusione riguarda la genotossicità, cioè la capacità di danneggiare il Dna.
Di fronte a questi dati non si può non pensare che la prudenza sia una cosa da tenere in giusta considerazione. Lasciando perdere il calcolo statistico, i dati storici hanno attestato l’aumento del rischio di cancro nelle donne che avevano usato per più di cinque anni la terapia ormonale e concludeva affermando come i rischi complessivi fossero maggiori dei benefici. Molti dati mostrano come sia aumentata l’incidenza dei tumori mammari nelle donne che hanno utilizzato contraccettivi ormonali. Meno ormoni meno cancro si potrebbe dire…
Quindi cosa dovrebbe fare una donna?!? Il rischio esiste, ma chi deve decidere sulla propria salute? La scelta è della donna, ma bisogna fornire tutte le informazioni per rendere la decisione più consapevole possibile. Quindi i canali d’informazione dovrebbero fornire anche questi dati statistici, rendendo davvero libera una scelta. Forse pensare ad un altro metodo per prevenire le gravidanze sarebbe meglio sia per la salute personale che per quella di un possibile nascituro.
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